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lettera aperta di sfiducia al decreto Gelmini
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lettera aperta di sfiducia al decreto Gelmini
Lettera aperta di sfiducia al decreto Gelmini
Cari maestri,
permettetemi di dare forma pacata al grido di disperazione che mi scuote, come cittadina, collega e madre, dopo la frettolosa involuzione della Scuola primaria, decisa alle nostre spalle.
Decenni di ricerca, di autocritica, di ideali didattici dialetticamente condivisi, cestinati da una funesta politica del risparmio mal riposto.
Non sapevamo, noi genitori ‑ grati per il vostro lavoro capillare, creativo e mite di giardinieri dell'anima, intenti a coltivare germogli, polloni, speranze di primavera, perché diventino un giorno alberi, sostegni alti e possenti di questa nostra canuta società ‑ che il vostro impegno di risorse umane fosse spreco di denaro pubblico, che il vostro essere squadra non fosse degno di una moderna democrazia!
Che strano abbaglio abbiamo preso noi colleghi delle cosiddette scuole 'superiori', quando ci siamo inchinati al vostro essere Maestri di essenza, di primordi, cultori di quella meraviglia che per sempre sarà fonte salvifica di conoscenza; quando vi invidiamo, incapaci di vera emulazione, quell'essere team, quel saper rimettersi in discussione che dovrebbe essere habitus perpetuo di ogni essere pensante…
Ma come? Non è forse questa l'epoca in cui riversiamo nel culto del vitello d'oro del calcio ogni nostra residua sete di appartenenza?
Addio gioco di squadra, dunque, in nome di una solitaria corsa all'oro che non troveremo più: i filoni auriferi, voi ce lo avete insegnato in questi anni, sono ben nascosti in ciascuno dei nostri piccoli; voi sapevate sempre come disseppellirli, portarli alla luce, dare loro valore…
Ma ora ci sarà il tempo (tempo: categoria in via d'estinzione, programmaticamente attaccata dal batterio dello stress) per festeggiare queste scoperte aurifere? Non rischieremo forse, tutti a questo punto, maestri genitori e bambini (Pollicini sperduti, ricordate! Pollicino era il più piccolo, ma aveva una squadra di fratellini che non lo avrebbe abbandonato mai, perché credeva in lui), di perderci lungo le piste solitarie che non portano a nulla?
Allora vi preghiamo, maestri: accendete un fuoco, in questo deserto, tenetelo ben desto, alimentatelo senza tregua, perché sempre ci illumini lungo il sentiero e ci scaldi questo povero cuore.
Grazie
Silvia Borgo
Cari maestri,
permettetemi di dare forma pacata al grido di disperazione che mi scuote, come cittadina, collega e madre, dopo la frettolosa involuzione della Scuola primaria, decisa alle nostre spalle.
Decenni di ricerca, di autocritica, di ideali didattici dialetticamente condivisi, cestinati da una funesta politica del risparmio mal riposto.
Non sapevamo, noi genitori ‑ grati per il vostro lavoro capillare, creativo e mite di giardinieri dell'anima, intenti a coltivare germogli, polloni, speranze di primavera, perché diventino un giorno alberi, sostegni alti e possenti di questa nostra canuta società ‑ che il vostro impegno di risorse umane fosse spreco di denaro pubblico, che il vostro essere squadra non fosse degno di una moderna democrazia!
Che strano abbaglio abbiamo preso noi colleghi delle cosiddette scuole 'superiori', quando ci siamo inchinati al vostro essere Maestri di essenza, di primordi, cultori di quella meraviglia che per sempre sarà fonte salvifica di conoscenza; quando vi invidiamo, incapaci di vera emulazione, quell'essere team, quel saper rimettersi in discussione che dovrebbe essere habitus perpetuo di ogni essere pensante…
Ma come? Non è forse questa l'epoca in cui riversiamo nel culto del vitello d'oro del calcio ogni nostra residua sete di appartenenza?
Addio gioco di squadra, dunque, in nome di una solitaria corsa all'oro che non troveremo più: i filoni auriferi, voi ce lo avete insegnato in questi anni, sono ben nascosti in ciascuno dei nostri piccoli; voi sapevate sempre come disseppellirli, portarli alla luce, dare loro valore…
Ma ora ci sarà il tempo (tempo: categoria in via d'estinzione, programmaticamente attaccata dal batterio dello stress) per festeggiare queste scoperte aurifere? Non rischieremo forse, tutti a questo punto, maestri genitori e bambini (Pollicini sperduti, ricordate! Pollicino era il più piccolo, ma aveva una squadra di fratellini che non lo avrebbe abbandonato mai, perché credeva in lui), di perderci lungo le piste solitarie che non portano a nulla?
Allora vi preghiamo, maestri: accendete un fuoco, in questo deserto, tenetelo ben desto, alimentatelo senza tregua, perché sempre ci illumini lungo il sentiero e ci scaldi questo povero cuore.
Grazie
Silvia Borgo
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