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Messaggio  Admin Mer Ott 08, 2008 3:58 pm

Al Collegio docenti
Al Consiglio di Istituto
A tutti i genitori


OGGETTO: decreto legge n° 137 del 1 settembre 2008 – disposizioni urgenti in materia di
istruzione ed università

Come Dirigente, è mio dovere informare il corpo docente e le famiglie, su
quanto previsto dal decreto in oggetto e, coerentemente con il mio ruolo,
formulare previsioni ed ipotizzare quale sarà il governo della scuola qualora
tale provvedimento, venga, come previsto, approvato dal Parlamento
nell’arco di breve tempo (31 ottobre 2008)

Il decreto comprende otto articoli, che non riprendo ordinatamente.

Vado direttamente all’articolo 4 : “insegnate unico nella scuola primaria”
perché il contenuto di questo articolo ha tante e tali implicazioni da diventare
il cuore del decreto ma anche di un modello di scuola, all’interno del quale
troverebbero spazio i cambiamenti previsti dagli altri articoli:
• Cittadinanza e Costituzione – art.1
• valutazione del comportamento – art.2
• valutazione del rendimento – art.3
• adozione libri di testo – art.5

E’ infatti imprescindibile partire dal progetto educativo e dal tempo scuola
necessario a realizzarlo per poter ragionare, successivamente, di
comportamenti, “grembiulini”, valutazione del rendimento, libri di testo, uso e
funzione dei medesimi. Va da sé che in un Istituto Comprensivo, ma più in
generale, in qualsiasi sviluppo del curricolo, l’impostazione della scuola
primaria è basilare e condiziona gli esiti della secondaria.

Analizzo, non senza una inquietante preoccupazione i semplici dati
numerici.

Il nostro Istituto comprensivo possiede, 25 classi di scuola primaria –
vecchia “elementare” ed ha attualmente 43 maestre/i che si alternano
nell’insegnamento dei vari ambiti su due o più classi, lingua inglese
compresa, garantendo un tempo scuola di 30 ore settimanali.

Ragionando su quanto prevede il decreto per il prossimo anno scolastico
2009/2010, e cioè un unico docente, per un tempo scuola di 24 ore
settimanali, invece delle attuali 30, posso chiaramente prefigurare che le
classi prime, l’anno prossimo, funzioneranno per sei giorni alla settimana
con 4 ore di lezione al giorno: dalle 8.00 alle 12.00.


Se poi alle 24 ore di lezione settimanali togliamo le due ore di religione
cattolica e le ipotetiche due ore di lingua Inglese rimarranno 20 ore
settimanali per fare tutto il resto: prima evidente conseguenza sarà la
riduzione di tutti gli orari di insegnamento degli ambiti e la naturale
eliminazione della mensa scolastica e dei rientri pomeridiani; in pratica
si ritornerà al modello scolastico in vigore quando andavo a scuola io
negli anni 50.


Come dirigente, cosa risponderò, ai genitori che lavorano e che mi
chiederanno garanzie e sicurezze didattiche e sulla permanenza a scuola dei
loro figli oltre le 4 ore di lezione? Che si devono rivolgere alle cooperative
private e pagar di tasca propria tutto ciò che la scuola pubblica non potrà più
offrire? Anche perché è da escludere che le casse dell’Amministrazione
Comunale si possano far carico di un onere così gravoso per tutto l’anno.

Per quanto riguarda poi il personale, in cinque anni prevedo che l’Istituto
perderà almeno 13 docenti pari a quasi un terzo del corpo insegnante della
primaria, almeno 2/3 bidelli ed una impiegata in segreteria. Tale perdita, oltre
allo schiacciamento dell’orario sul mattino avrebbe le seguenti conseguenze:
• fine delle attività di recupero
• fine del potenziamento delle ore dedicate ad alunni/e diversamente abili
(le cattedre di sostegno sono state via via ridotte)
• fine degli interventi di alfabetizzazione ed integrazione di alunni di altra
nazionalità sempre più numerosi
• fine delle uscite e dei viaggi di istruzione
• fine del potenziamento didattico e della realizzazione di progetti
interdisciplinari, informatica compresa
• fine degli anticipi del mattino

Di fronte ad una crescente difficoltà formativa, di fronte alla frantumazione
sociale e alla scomposizione e ricomposizione delle famiglie, di fronte alla
necessità di qualificare gli insegnamenti per raggiungere esiti confortanti, la
riduzione del tempo scuola segnerebbe una grave battuta di arresto di un
processo lento e contraddittorio, ma in costante cammino verso quella scuola
delle competenze che ci viene richiesta dall’Europa e che noi non avremo
più.

Significa, in parole povere, la distruzione di un modello scolastico che
attualmente viene considerato uno dei migliori al mondo e tornare
mestamente a leggere, scrivere e far di conto: nel XXI secolo?


ottobre 2008

Il Dirigente Scolastico
Angelo Turato

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