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le associazioni professionali della scuola per la revoca del decreto 137
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le associazioni professionali della scuola per la revoca del decreto 137
LE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI DELLA SCUOLA
PER LA REVOCA DEL DECRETO 137
Che fine ha fatto la disponibilità al dialogo e a un atteggiamento di ascolto che al momento del suo insediamento, anche in sede di Forum delle Associazioni Professionali, il Ministro aveva manifestato preoccupata per una scuola travagliata dal susseguirsi di provvedimenti contraddittori degli ultimi anni? Viceversa, l'anno scolastico si è aperto all'insegna di interventi che preoccupano non poco: nelle audizioni parlamentari come davanti alle scuole ma anche nei mass-media, si discute e si alzano proteste.
Ci sorprende sopratutto il metodo del Ministro che in maniera inattesa dà corso a una vera e propria contro-riforma senza alcuna consultazione, senza motivi tali da giustificare una decretazione d’urgenza e senza tenere in alcuna considerazione l’autonomia scolastica.
Ci preoccupa non poco che il decreto usi una mano particolarmente pesante nei confronti della scuola primaria. La scuola elementare ha ordinamenti collaudati da vent’anni: ogni tipo d’indagine l’ha definita una buona scuola sia per i livelli di competenze raggiunti sia per il “gradimento” di alunni e genitori.
E allora, ci chiediamo, perché ci si vuole accanire contro di essa? Perché si vuole che a definire le regole della scuola sia solo il metro dell’economia dettato dai tagli della Finanziaria?
UNA SCUOLA A PASSO DI GAMBERO
Il nostro dissenso riguarda in particolare i contenuti del decreto, i quali prefigurano un gran passo all’indietro per la scuola italiana. Temiamo, infatti, che, di fronte alle sfide del presente, si voglia rispondere con idee semplificatorie, evitando di affrontare la complessità.
Ci preoccupa molto l’idea di un tempo scuola decurtato (art.4), una formazione abbreviata, che non può tener conto delle esigenze di apprendimento, dei bisogni degli allievi e delle loro famiglie. La scuola di base non è più da tempo solo -leggere scrivere e far di conto- e le giovani generazioni di alunni hanno bisogno di nuove competenze. Il tempo scolastico non è solo la somma di proposte, ma un tempo formativo, di qualità, capace di proporsi come esperienza organica e sensata. E allora, perché lo si vuole ridurre alla presunta normalità di 24 ore settimanali e permettere poi di richiedere altre ore, frammentando il progetto unitario di formazione? Si vuole tornare al vecchio doposcuola?
Proporre di assegnare la classe a un solo maestro inevitabilmente tuttologo (art.4) in una società complessa è altro anacronismo. Una scuola che orienta, capace di dare conoscenze utili per la vita è il frutto di un lavoro di equipe in cui le competenze, le specificità di più docenti si integrano al meglio per fornire ai ragazzi un percorso educativo organico e continuativo. Il team docente, come il gruppo-classe, è un termine di paragone fondamentale per sviluppare l’identità personale e sociale di bambine e bambini. In una scuola ricca di compagni e di figure educative si imparano gli alfabeti di tutti i campi disciplinari e della cittadinanza.
Il ritorno alla valutazione in decimi (art.3) è la via per cancellare l’idea di valutazione formativa. La valutazione è un elemento sensibile del processo formativo, guarda ai percorsi più che ai prodotti, ai soggetti più che alle singole performance; mira a orientare il processo di apprendimento e a modificare l’azione educativa quando necessario. È fatta di documenti, prove ed errori, di autovalutazione. Insinuare l’idea che tutto si riduca a un numero, oltre che un’illusione pericolosa, costituisce una semplificazione foriera di effetti di esclusione e selezione particolarmente nei confronti dei nuovi alunni stranieri.
Il decreto insiste sulla valutazione in decimi anche per il comportamento (art.2), mettendolo in relazione con l’esigenza di fermare gli atti di prevaricazione e bullismo che quotidianamente ci sono segnalati dai media. Il problema non va sottovalutato, e va affrontato senza ricorrere a scorciatoie rassicuranti solo all’apparenza. Riteniamo che la strada da perseguire per restaurare il rispetto degli alunni verso le regole della convivenza e gli insegnanti non sia affatto l’intimidazione e la minaccia del cinque in condotta. Siamo favorevoli alla valorizzazione dell’Educazione alla Cittadinanza e Costituzione (art.1) quando non sia interpretata in forma riduzionistica e nozionistica, ma divenga uno sfondo che attraversa tutti i campi disciplinari.
In ogni caso, non è con una scuola “in uniforme” che si può affrontare il problema.
Abbiamo necessità di una scuola
- capace di buone pratiche didattiche,
- di prendersi cura della relazione educativa,
- di promuovere le competenze,
- di sviluppare la cooperazione,
- di riconoscere e incentivare la professionalità di tutto il suo personale,
- di allacciare un dialogo positivo e rispettoso con le famiglie.
Non è questa la risposta che ci attendevamo quando abbiamo sottolineato che la scuola, bene comune, stava vivendo un’emergenza educativa alla quale occorreva por mano.
Le sottoscritte associazioni professionali, a nome di tanti insegnanti, dirigenti scolastici, educatori e ricercatori, chiedono che il decreto 137 sia sospeso e sia convocato urgentemente il Forum delle associazioni per affrontare la situazione riprendendo il dialogo così bruscamente interrotto.
(SETTEMBRE 2008)
A.I.M.C. – Associazione Italiana Maestri Cattolici U.C.I.I.M. – Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi C.I.D.I. - Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti Legambiente Scuola e Formazione
F.N.I.S.M. – Federazione Nazionale degli Insegnanti M.C.E. - Movimento Cooperazione Educativa
PER LA REVOCA DEL DECRETO 137
Che fine ha fatto la disponibilità al dialogo e a un atteggiamento di ascolto che al momento del suo insediamento, anche in sede di Forum delle Associazioni Professionali, il Ministro aveva manifestato preoccupata per una scuola travagliata dal susseguirsi di provvedimenti contraddittori degli ultimi anni? Viceversa, l'anno scolastico si è aperto all'insegna di interventi che preoccupano non poco: nelle audizioni parlamentari come davanti alle scuole ma anche nei mass-media, si discute e si alzano proteste.
Ci sorprende sopratutto il metodo del Ministro che in maniera inattesa dà corso a una vera e propria contro-riforma senza alcuna consultazione, senza motivi tali da giustificare una decretazione d’urgenza e senza tenere in alcuna considerazione l’autonomia scolastica.
Ci preoccupa non poco che il decreto usi una mano particolarmente pesante nei confronti della scuola primaria. La scuola elementare ha ordinamenti collaudati da vent’anni: ogni tipo d’indagine l’ha definita una buona scuola sia per i livelli di competenze raggiunti sia per il “gradimento” di alunni e genitori.
E allora, ci chiediamo, perché ci si vuole accanire contro di essa? Perché si vuole che a definire le regole della scuola sia solo il metro dell’economia dettato dai tagli della Finanziaria?
UNA SCUOLA A PASSO DI GAMBERO
Il nostro dissenso riguarda in particolare i contenuti del decreto, i quali prefigurano un gran passo all’indietro per la scuola italiana. Temiamo, infatti, che, di fronte alle sfide del presente, si voglia rispondere con idee semplificatorie, evitando di affrontare la complessità.
Ci preoccupa molto l’idea di un tempo scuola decurtato (art.4), una formazione abbreviata, che non può tener conto delle esigenze di apprendimento, dei bisogni degli allievi e delle loro famiglie. La scuola di base non è più da tempo solo -leggere scrivere e far di conto- e le giovani generazioni di alunni hanno bisogno di nuove competenze. Il tempo scolastico non è solo la somma di proposte, ma un tempo formativo, di qualità, capace di proporsi come esperienza organica e sensata. E allora, perché lo si vuole ridurre alla presunta normalità di 24 ore settimanali e permettere poi di richiedere altre ore, frammentando il progetto unitario di formazione? Si vuole tornare al vecchio doposcuola?
Proporre di assegnare la classe a un solo maestro inevitabilmente tuttologo (art.4) in una società complessa è altro anacronismo. Una scuola che orienta, capace di dare conoscenze utili per la vita è il frutto di un lavoro di equipe in cui le competenze, le specificità di più docenti si integrano al meglio per fornire ai ragazzi un percorso educativo organico e continuativo. Il team docente, come il gruppo-classe, è un termine di paragone fondamentale per sviluppare l’identità personale e sociale di bambine e bambini. In una scuola ricca di compagni e di figure educative si imparano gli alfabeti di tutti i campi disciplinari e della cittadinanza.
Il ritorno alla valutazione in decimi (art.3) è la via per cancellare l’idea di valutazione formativa. La valutazione è un elemento sensibile del processo formativo, guarda ai percorsi più che ai prodotti, ai soggetti più che alle singole performance; mira a orientare il processo di apprendimento e a modificare l’azione educativa quando necessario. È fatta di documenti, prove ed errori, di autovalutazione. Insinuare l’idea che tutto si riduca a un numero, oltre che un’illusione pericolosa, costituisce una semplificazione foriera di effetti di esclusione e selezione particolarmente nei confronti dei nuovi alunni stranieri.
Il decreto insiste sulla valutazione in decimi anche per il comportamento (art.2), mettendolo in relazione con l’esigenza di fermare gli atti di prevaricazione e bullismo che quotidianamente ci sono segnalati dai media. Il problema non va sottovalutato, e va affrontato senza ricorrere a scorciatoie rassicuranti solo all’apparenza. Riteniamo che la strada da perseguire per restaurare il rispetto degli alunni verso le regole della convivenza e gli insegnanti non sia affatto l’intimidazione e la minaccia del cinque in condotta. Siamo favorevoli alla valorizzazione dell’Educazione alla Cittadinanza e Costituzione (art.1) quando non sia interpretata in forma riduzionistica e nozionistica, ma divenga uno sfondo che attraversa tutti i campi disciplinari.
In ogni caso, non è con una scuola “in uniforme” che si può affrontare il problema.
Abbiamo necessità di una scuola
- capace di buone pratiche didattiche,
- di prendersi cura della relazione educativa,
- di promuovere le competenze,
- di sviluppare la cooperazione,
- di riconoscere e incentivare la professionalità di tutto il suo personale,
- di allacciare un dialogo positivo e rispettoso con le famiglie.
Non è questa la risposta che ci attendevamo quando abbiamo sottolineato che la scuola, bene comune, stava vivendo un’emergenza educativa alla quale occorreva por mano.
Le sottoscritte associazioni professionali, a nome di tanti insegnanti, dirigenti scolastici, educatori e ricercatori, chiedono che il decreto 137 sia sospeso e sia convocato urgentemente il Forum delle associazioni per affrontare la situazione riprendendo il dialogo così bruscamente interrotto.
(SETTEMBRE 2008)
A.I.M.C. – Associazione Italiana Maestri Cattolici U.C.I.I.M. – Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi C.I.D.I. - Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti Legambiente Scuola e Formazione
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