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proposta di Roberta per collegio docenti
proposta di Roberta per collegio docenti
Io sono per un testo che, oltre che preciso, sia semplice e facilmente comprensibile non solo da noi insegnanti, ma soprattutto da altre persone che, anche se non facenti parte del mondo della scuola, sono interessate al suo destino, perché hanno figli, nipoti e perché, comunque, pensano che la scuola è un bene di tutti, che da essa dipende il destino di milioni di individui e della società nel suo complesso.
La nostra opinione deve essere comprensibile perché, secondo me, dovrà uscire dai muri delle nostre scuole ed incontrarsi con i genitori e con la popolazione del nostro territorio. Secondo me, dovrà essere esposta all’esterno delle scuole e mandata ai giornali. Dobbiamo far arrivare il nostro punto di vista, che è frutto di competenza, serietà ed è considerato dai genitori che riconoscono la nostra professionalità, nonostante tutto quello che su di noi si vuol far credere.
Noi, inoltre, dobbiamo e possiamo parlare di quello che sta succedendo a tutto il sistema dell’istruzione del quale noi facciamo parte come insegnanti e che ci appartiene, in quanto cittadini italiani… e contribuenti.
Io propongo perciò un testo schematico come il seguente
Il Collegio Docenti del III Circolo didattico di Bassano del Grappa esprime le seguenti riflessioni in merito alle modifiche apportate nella scuola primaria dal decreto legge n°137/2008, la cui conversione in legge è già stata approvata alla Camera, e prospettate nello “Schema di piano programmatico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze”.
La dicitura “tempo pieno” sparisce dal vocabolario dei documenti ufficiali, per lasciare posto alla seguente formula: “Nei regolamenti si tiene conto comunque delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola.” (art.4) e altrove si aggiunge “tenuto conto… della dotazione organica assegnata alle scuole, nel rispetto dell’autonomia delle stesse” (Schema di piano programmatico, in “Revisione degli ordinamenti scolastici”).
Il dubbio sorge prepotente:
-questa “più ampia articolazione del tempo scuola” sarà garantita dallo Stato?
-chi pagherà i costi di questo ampliamento dell’orario? Il Circolo didattico? Il Comune? I genitori?
-Non sarà uno smantellamento graduale del tempo pieno, con il quale inizialmente si assorbe l’eccedenza di organico con contratto a tempo indeterminato, causata dalla riforma complessiva della scuola, e che sarà visibile in tutti i suoi effetti nel momento in cui tale eccedenza sarà assorbita con i prossimi pensionamenti?
Tra l’altro è importante ricordare il valore altamente educativo intrinseco all’attuale modello del tempo pieno, che non consiste semplicemente in “una più ampia articolazione del tempo-scuola”, ma che costituisce piuttosto una “scuola laboratorio di sperimentazione e di ricerca didattica continua”, frutto di lunghi anni di sperimentazione. DA RIVEDERE!!!!!!!!!!
Anche l’altra “opzione organizzativa possibile”, quella delle 30 ore, risulta realizzabile solo “nei limiti dell’organico assegnato, integrabile con le risorse disponibili presso le scuole” (Schema di piano programmatico, in “Revisione degli ordinamenti scolastici”). Anche in questo caso sorgono spontanee le domande che ci siamo posti per il tempo pieno.
Ci sembra che vada in senso nettamente contrario affidare tale insegnamento a docenti che abbiano seguito semplicemente “un piano di formazione linguistica obbligatoria della durata di 150/200 ore” (Schema di piano programmatico, in “Revisione degli ordinamenti scolastici”).
Siamo preoccupati della possibilità che si realizzi quanto viene previsto nello “Schema di piano programmatico” che recita così: “Nella scuola dell’infanzia l’orario delle attività educative, nell’ottica di una progressiva generalizzazione e tenendo conto delle diversificate esigenze rappresentate dalle famiglie, si svolge anche solamente nella fascia antimeridiana, impiegando una sola unità di personale docente per sezione e riorganizzando il più possibile il funzionamento delle sezioni in una medesima scuola sulla base di tali opzioni.”(in “Revisione degli ordinamenti scolastici”).
La proposta di consentire, “Nei territori montani, delle piccole isole e dei piccoli comuni privi di strutture educative per la prima infanzia… l’iscrizione alla scuola dell’infanzia di piccoli gruppi di età compresa tra i due e i tre anni” (Schema di piano programmatico, in “Revisione degli ordinamenti scolastici”) risulta essere quindi priva di fondamenti psico-pedagogici.
Il Collegio docenti auspica, inoltre, che vengano rivisti i tagli della scuola che determineranno l’aumento degli alunni per classe, la riduzione del personale della scuola (insegnanti e ATA), la riorganizzazione della rete scolastica con la chiusura di numerose scuole ed istituti, la revisione dei piani di studio e dei quadri orari nei diversi ordini di scuola, la riduzione dei centri territoriali per l’educazione degli e dei corsi serali.
Il Collegio condivide in pieno la necessità di migliorare il sistema di istruzione pubblica al fine di renderlo sempre più qualificato, ma, nello stesso tempo, rivendica la dignità e la professionalità dei docenti che, con fatica, passione e senso di responsabilità, pur con tante difficoltà e limiti, hanno contribuito a portare la scuola dell’infanzia e primaria a livelli elevati nel panorama internazionale (Indagine IEA PIRLS del 2006).
Infine, si augura di poter continuare a lavorare in una scuola pubblica che garantisca l’inserimento degli alunni in difficoltà, la valorizzazione delle potenzialità di ciascuno e il rispetto e la valorizzazione della diversità e della multiculturalità.
NELLA SCUOLA NOI VOGLIAMO CONTINUARE A CREDERE ED INVESTIRE, PERCHE’ LA SCUOLA E’ IL NOSTRO FUTURO.
Bassano del Grappa, 28-10-2008
La nostra opinione deve essere comprensibile perché, secondo me, dovrà uscire dai muri delle nostre scuole ed incontrarsi con i genitori e con la popolazione del nostro territorio. Secondo me, dovrà essere esposta all’esterno delle scuole e mandata ai giornali. Dobbiamo far arrivare il nostro punto di vista, che è frutto di competenza, serietà ed è considerato dai genitori che riconoscono la nostra professionalità, nonostante tutto quello che su di noi si vuol far credere.
Noi, inoltre, dobbiamo e possiamo parlare di quello che sta succedendo a tutto il sistema dell’istruzione del quale noi facciamo parte come insegnanti e che ci appartiene, in quanto cittadini italiani… e contribuenti.
Io propongo perciò un testo schematico come il seguente
Il Collegio Docenti del III Circolo didattico di Bassano del Grappa esprime le seguenti riflessioni in merito alle modifiche apportate nella scuola primaria dal decreto legge n°137/2008, la cui conversione in legge è già stata approvata alla Camera, e prospettate nello “Schema di piano programmatico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle finanze”.
- La scuola primaria di oggi non è più il luogo dove si insegna a leggere e a far di conto. La trasmissione pura e semplice dei contenuti disciplinari è ormai inadeguata e insufficiente. Oggi la didattica deve avere come obiettivo la formazione di abilità e competenze. Ciò presuppone una conoscenza approfondita da parte dei docenti, che non sarebbe possibile per un maestro unico: come può un unico docente padroneggiare aspetti metodologici, epistemologici e linguaggi specifici di 10/11 discipline? Il ritorno al maestro unico (art.4) sarebbe una grave perdita per la qualità dell’intervento didattico. La presenza di un team di insegnanti nelle classi e la conseguente divisione delle discipline consentono, invece, a ciascun insegnante di aggiornarsi costantemente e di fare ricerca.
- Il confronto con i colleghi del team permette di cogliere la complessità della realtà e di trovare strategie più efficaci in classi che diventano sempre più eterogenee e con bambini sempre più complessi. Anche rispetto ai genitori il gruppo docente può fornire un rapporto più ricco ed equilibrato. Con la reintroduzione del maestro unico non sarà più possibile per i docenti realizzare un intervento basato sul confronto e sulla collaborazione.
- Le ore di compresenza, già pesantemente erose dalla necessità di coprire le supplenze, permettono una didattica di recupero e interventi individualizzati per alunni in difficoltà. Sono inoltre una risorsa preziosa per le attività di alfabetizzazione rivolte agli alunni stranieri e per la loro integrazione.
- La compresenza di più insegnanti consente di attuare un’offerta formativa più ricca, con l’attivazione di attività laboratoriali, uscite didattiche ecc. Con la reintroduzione del maestro unico non saranno più possibili una didattica di recupero e di arricchimento dell’offerta formativa, perché non ci saranno più compresenze.
- La riduzione del tempo scuola a 24 ore settimanali (art.4) non risponde né alle esigenze dei genitori, né alla qualità dell’insegnamento.
La dicitura “tempo pieno” sparisce dal vocabolario dei documenti ufficiali, per lasciare posto alla seguente formula: “Nei regolamenti si tiene conto comunque delle esigenze, correlate alla domanda delle famiglie, di una più ampia articolazione del tempo-scuola.” (art.4) e altrove si aggiunge “tenuto conto… della dotazione organica assegnata alle scuole, nel rispetto dell’autonomia delle stesse” (Schema di piano programmatico, in “Revisione degli ordinamenti scolastici”).
Il dubbio sorge prepotente:
-questa “più ampia articolazione del tempo scuola” sarà garantita dallo Stato?
-chi pagherà i costi di questo ampliamento dell’orario? Il Circolo didattico? Il Comune? I genitori?
-Non sarà uno smantellamento graduale del tempo pieno, con il quale inizialmente si assorbe l’eccedenza di organico con contratto a tempo indeterminato, causata dalla riforma complessiva della scuola, e che sarà visibile in tutti i suoi effetti nel momento in cui tale eccedenza sarà assorbita con i prossimi pensionamenti?
Tra l’altro è importante ricordare il valore altamente educativo intrinseco all’attuale modello del tempo pieno, che non consiste semplicemente in “una più ampia articolazione del tempo-scuola”, ma che costituisce piuttosto una “scuola laboratorio di sperimentazione e di ricerca didattica continua”, frutto di lunghi anni di sperimentazione. DA RIVEDERE!!!!!!!!!!
Anche l’altra “opzione organizzativa possibile”, quella delle 30 ore, risulta realizzabile solo “nei limiti dell’organico assegnato, integrabile con le risorse disponibili presso le scuole” (Schema di piano programmatico, in “Revisione degli ordinamenti scolastici”). Anche in questo caso sorgono spontanee le domande che ci siamo posti per il tempo pieno.
- Si è detto negli scorsi anni che l’insegnamento della lingua inglese doveva diventare una delle priorità della scuola pubblica. Conoscere almeno una lingua straniera è infatti importante in una società caratterizzata dalla globalizzazione dell’economia e della cultura e da imponenti flussi migratori.
Ci sembra che vada in senso nettamente contrario affidare tale insegnamento a docenti che abbiano seguito semplicemente “un piano di formazione linguistica obbligatoria della durata di 150/200 ore” (Schema di piano programmatico, in “Revisione degli ordinamenti scolastici”).
- La scuola d’infanzia risponde alle esigenze di prima scolarizzazione dei bambini e a quella dei genitori che lavorano ……………………DA INTEGRARE!!!!!!!!!!!!
Siamo preoccupati della possibilità che si realizzi quanto viene previsto nello “Schema di piano programmatico” che recita così: “Nella scuola dell’infanzia l’orario delle attività educative, nell’ottica di una progressiva generalizzazione e tenendo conto delle diversificate esigenze rappresentate dalle famiglie, si svolge anche solamente nella fascia antimeridiana, impiegando una sola unità di personale docente per sezione e riorganizzando il più possibile il funzionamento delle sezioni in una medesima scuola sulla base di tali opzioni.”(in “Revisione degli ordinamenti scolastici”).
- Le attività realizzate nella scuola dell’infanzia rispondono alle esigenze e allo sviluppo psicologico di bambini di una fascia di età ben definita, quella che va dai 3 ai 6 anni, e sono frutto di studi psico-pedagogici e di anni di sperimentazione.
La proposta di consentire, “Nei territori montani, delle piccole isole e dei piccoli comuni privi di strutture educative per la prima infanzia… l’iscrizione alla scuola dell’infanzia di piccoli gruppi di età compresa tra i due e i tre anni” (Schema di piano programmatico, in “Revisione degli ordinamenti scolastici”) risulta essere quindi priva di fondamenti psico-pedagogici.
Il Collegio docenti auspica, inoltre, che vengano rivisti i tagli della scuola che determineranno l’aumento degli alunni per classe, la riduzione del personale della scuola (insegnanti e ATA), la riorganizzazione della rete scolastica con la chiusura di numerose scuole ed istituti, la revisione dei piani di studio e dei quadri orari nei diversi ordini di scuola, la riduzione dei centri territoriali per l’educazione degli e dei corsi serali.
Il Collegio condivide in pieno la necessità di migliorare il sistema di istruzione pubblica al fine di renderlo sempre più qualificato, ma, nello stesso tempo, rivendica la dignità e la professionalità dei docenti che, con fatica, passione e senso di responsabilità, pur con tante difficoltà e limiti, hanno contribuito a portare la scuola dell’infanzia e primaria a livelli elevati nel panorama internazionale (Indagine IEA PIRLS del 2006).
Infine, si augura di poter continuare a lavorare in una scuola pubblica che garantisca l’inserimento degli alunni in difficoltà, la valorizzazione delle potenzialità di ciascuno e il rispetto e la valorizzazione della diversità e della multiculturalità.
NELLA SCUOLA NOI VOGLIAMO CONTINUARE A CREDERE ED INVESTIRE, PERCHE’ LA SCUOLA E’ IL NOSTRO FUTURO.
Bassano del Grappa, 28-10-2008
roberta- Numero di messaggi : 5
Data d'iscrizione : 17.10.08
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