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Messaggio  Admin Mer Ott 29, 2008 1:57 pm

PER LA SCUOLA DELL'INFANZIA
CHE NE SARA' DELLA SCUOLA DELL'INFANZIA STATALE?
La scuola dell'infanzia statale, dal 1968 anno della sua istituzione ad oggi, ha raggiunto
standard di qualità riconosciuti a livello europeo ed extraeuropeo. La sua evoluzione, da
sala di custodia ad asilo infantile a scuola materna, è stata favorita: da un lato
dall'impegno e dalla convinzione di legislatori sensibili alla vita dell'infanzia: dall'altro da
insegnanti appassionati e motivati che si sono impegnati sempre di più affinché i bambini
potessero trovare nell'ambiente scolastico risposta a bisogni e desideri.
Nell'attuale scuola dell'infanzia statale, infatti, il bambino trova un ambiente sereno,
accogliente, ricco di stimoli, in cui impara a relazionare con gli altri e ad esprimere la
propria personalità attraverso varie esperienze, arricchendosi così di vari saperi.
Dalla lettura del testo del Decreto Legge n. 137, della Legge n. 133 e dello Schema di
piano programmatico emerge il timore che la scuola dell'infanzia statale possa perdere
l'identità laboriosamente e faticosamente conquistata per ritornare ad un compito quasi
esclusivamente assistenziale.
Allo stato attuale dell'iter legislativo ci sembra di intuire che per il momento la scuola
dell'infanzia non sarà oggetto di ulteriori “tagli”, ma nemmeno degli investimenti, auspicati
da qualche anno a questa parte,che avrebbero potuto riqualificarla secondo le esigenze
della contemporaneità.
Alla luce delle informazioni raccolte fino a questo momento, quindi, insieme abbiamo
individuato quelle che potrebbero essere le P R O S P E T T I V E della futura scuola
dell'infanzia e su queste ci siamo poste alcuni interrogativi.
1) RIDUZIONE TEMPO SCUOLA con possibilità di funzionamento “anche solamente nella
fascia antimeridiana”.
- Come garantire le stesse opportunità formative ai bambini che frequentano tutto il giorno
e
a quelli che frequentano a tempo parziale?
- Non potrebbe essere, questa, la premessa per creare una sorta di discriminazione
socio-culturale?
2) IMPIEGO “ DI UNA SOLA UNITÀ DI PERSONALE DOCENTE PER SEZIONE”
- Come potremo coltivare la pratica del confronto, della collaborazione e della
cooperazione tra colleghi se si pensa all'insegnante del mattino e all'insegnante del
pomeriggio?
- Un'unica figura di riferimento non potrebbe essere, poi, un limite anche per i bambini e
per le famiglie?
- Come si potranno garantire le attività laboratoriali che consentono esperienze più
significative e mirate, le uscite didattiche nel territorio, le gite e i viaggi di istruzione, la
personalizzazione degli interventi educativi?
3) INNALZAMENTO DEL NUMERO MASSIMO E MINIMO DI BAMBINI PER SEZIONE
- In che modo si potranno garantire cura, relazioni e apprendimenti con 32/33 bambini per
sezione?
- In queste condizioni sarà ancora possibile parlare di educazione o l'insegnante sarà
costretta a fare soltanto sorveglianza e assistenza?
- Dove andranno a finire le professionalità che le insegnanti hanno costruito nel tempo e
che tanta parte hanno avuto nei nostri P.O.F.?
- Come sarà, allora, la qualità delle “riformate” proposte formative?
- Che fine faranno i “piani personalizzati di apprendimento”?
4) RICONFERMA DELL'ANTICIPO A DUE ANNI E MEZZO
- Come potremo accogliere i bambini più piccoli nei locali progettati e strutturati (v. altezza
arredi, sanitari) per quelli di età superiore?
- Saranno garantite le condizioni educative ed organizzative (numeri contenuti e spazi
idonei, integrazione di personale ausiliario, formazione specifica delle insegnanti, sussidi e
arredi adeguati) poste dall'Associazione Nazionale dei Comuni già nel 2003?
5) RIDUZIONE DEL NUMERO DEI COLLABORATORI SCOLASTICI
- Come saranno garantiti locali puliti e ordinati nella scuola del “fare”, dove gli interventi
del personale addetto alla pulizia non sono mai abbastanza?
- Come potranno i pochi collaboratori assolvere anche al compito di supportare e
integrare, nella specificità del proprio ruolo e nel rispetto di quello delle insegnanti, gli
interventi e lo stile educativo della scuola?
Oltre a tutte queste domande, ve ne sono altre, che pur non trovando sempre
specifico riferimento nei documenti, ci preoccupano e ci inducono a ulteriori
riflessioni :
Che tipo di società avremo investendo in questo modo?
Come risolveremo il problema della necessaria e doverosa integrazione dei bambini
cosiddetti “stranieri”?
Come potremo garantire agli alunni diversamente abili l’assegnazione di insegnanti di
sostegno commisurata alle effettive necessità ?
Pensiamo che per favorire l’integrazione non esista ambiente migliore della scuola.
A scuola infatti è possibile una graduale acculturazione dal vivo, dall’esperienza
diretta,dall’incontro con e tra persone diverse, ognuna portatrice di diversità e ricchezza.
Il linguaggio verbale non è che uno dei mediatori culturali , ma come a suo tempo diceva
Loris Malaguzzi il bambino è “cento e più linguaggi”e molti di questi devono “abitare” nella
scuola per essere fatti propri e utilizzati da ciascuno per crescere, sviluppare
apprendimenti , relazioni e conoscenze. Soltanto in questo modo potranno essere
rispettate le grandi finalità della scuola dell’infanzia: identità, autonomia, competenza e
cittadinanza.

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